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Dialoghi a bocca chiusa

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Le prime di queste quasi poesie sono nate nel dialogo – parlato e letto-scritto - con tre grandi poeti e poetesse, delle quali riproduco le poesie o parti di esse, indicando l'autore. Si tratta di Luciana Stegano Picchio che mi onora da anni della sua amicizia e del suo affetto, scomparasa alla fine di agosto. Armindo Trevisan, il più grande poeta “gaucho”vivente che ho avuto l’onore di ospitare nella mia casa a Firenze dopo tante serate nella sua splendida Porto Alegre, conversando di arte poesia religione politica nella Libraria E’ Cultura. La terza è stata scritta per equilibrare lo choc prodotto dall’incontro con Rio de Janeiro, città mitizzata nel mio immaginario e infine rivelatasi molto oltre ogni immaginazione. E’ stata scritta uscendo dalla casa di Affonso Romano de Sant’ Ana, grande poeta brasiliano nonché direttore della Biblioteca Nazionale Brasiliana).
Le altre che seguono sono giochetti di significato che divertono l'adulto dopo le cose serie: l'attenzione all'universo femminile, il navigare senza motore, cantare con la memoria accesa.

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La verità non c’è
Perché c’è solo l’interpretazione
Non c’è il bello ma il gusto
E la poesia più bella
È quella
Che ci ha dato
Il quoziente maggiore d’informazione

Siamo soli nel caos
Senza leggi e modelli

Nostalgia di un dio
Oltre la nostra idea di dio

Nostalgia di un amore
Oltre la nostra esperienza dell’amore

Nostalgia di cantare in coro
La canzone
Da trasmettere ai figli
(Luciana Stegagno Picchio)

Ti porto a braccetto
Nel corridoio della tua casa romana
- Verrete sì, ci andiamo in Liguria?
Tra quadri del seicento –li voleva lui, gli piacevano tanto! –
Nei passaggi liberi dai libri.
- Incontrarla è come entrare in una città - Dicevano i miei amici
E per le strade nelle stanze
Apparivano Calvino Jacobson Levi Strass,
Si erano fermati Ungaretti Murilo Vinicius…

Che cosa volevi, Luciana
Girovagando da una stanza all’altra,
comunque sorridendo e afferrandoti al mio braccio.
Poi ho capito:
da me da noi
vuoi solo essere accompagnata fuori
Da quel labirinto di parole
Che a me piaceva tanto

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In una qualunque città del mondo
Ritroverai te stesso. Basta
Che dimentichi, per un momento, la tua lingua
La tua famiglia che abita altrove.
La città che visiti è per te il mondo,
il cielo, la notte, il giorno, principalmente
l’amore. In una qualunque città del mondo
puoi essere triste o felice, ma in modo diverso
(Armindo Trevisan)

RIO
troppo velocemente
siamo scivolati
in questa foresta
che somiglia ad una città'
che vive ancora
nel ritmo immobile
dell'utero di Abya Yala
della terra senza tramonto
con i bambini sulle spalle
o sporti sui fianchi
arrivavano senza stupore
a queste lunghissime spiagge
per immergersi
nella fonte della fertilità,
Carioca...

Adesso coqueiros e banani
sono i portici sotto cui scivoliamo
nella notte di pioggia calda
Avenida Vinicius de MOraes
botequim Garota de Ipanema
gli appartamenti dei ricchi
sogni tappezzati
di legno d'ogni specie
stanchi epigoni del modernismo
disprezzano la feijoada
ascoltando Bach
mentre dietro l'angolo
si sale alla favela
ma il buraco quente
non e' la porta della citta' di Dite,
apre verso un altro mondo
dove un'altra storia sta nascendo
prima o dopo il moderno non importa più

...Come faccio a dire
la nostalgia di averti lasciato
senza averti conosciuto,
Rio de Janeiro?
***
Una e molteplice
come la creazione
aperta e chiusa
sotto lo sguardo
del Demiurgo
fotografia e anche pellicola
racconto immemore
ed istantaneo riconoscimento
di ogni scandalo e grandezza
della storia;
utopica e concreta
come il desiderio degli uomini
che pure vollero qua sopra
l'abbraccio placido del Redentore.

Non si finisce mai di guardarti
sapendo di non poterti possedere,
inizio e fine,
genesi ed apocatastasi,
Corcovado e Redentor
terribile e meravigliosa,
Baia di Guanabara.
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A cena con Armindo e Cleuza, a Lucca

Lo pensavo dopo averti letto Pavese
in una buona poesia deve esserci tutto,
almeno un inizio ed una fine – ti pare poco?

In realtà ci vuole una veglia prolungata
Attesa e preparata
che spalanca i sensi
E li apparecchia per la Cena
Che poi si consuma accesi i lampioni
In questa città piccola come una casa
che si traversa col cuore quieto
per il sapore che hanno la sera i fossi e le foglie

il vino il pane della fraternità

con gli uomini e le cose.

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Genere femminile
Sono come velieri
Scivolano leggere e forti
incomprensibilmente verticali
Sopra al traffico tra le vetrine.
Passando
alzano un vento
Che fa bene alla vita.
Gli angeli non resistono
A quel passo a quel ritmo
Si arrendono senza parole
Ogni volta
Come di fronte al terzo giorno,
Alla dolcezza con cui
Il nostro gentile Signore
Dopo averci fatto addormentare
Dolcemente
sulla croce quotidiana
Estrae giorno per giorno
Una nuova Eva.

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Surfismo zen
Non so più
Se è una lastra di piombo
O il dorso d’un cetaceo primordiale
Quest’ACQUA
Che cambia colore con lo sguardo
Lascio che i cavalloni mi sommergano
E continuo a navigare
Quieto
appeso con le braccia
– adesso sono su un trapezio -
mi giro ancora una volta verso terra
E non la riconosco.
- sento un suono da dentro
Da dove proviene il respiro
ma la paura
non ferma più il mio corpo.
Era l’anima dell’anima

nascosta e custodita

dal movimento

che per un attimo

mi ha fatto

MARE

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Noviembre
Hoy en la tarde
despues del temporal
mientras que el sol
tocava su final
yo entrava en las olas
del Tirreno
pero ellas tenian
el color tempestoso
de la Plata
y ahora soy yo
que canto
siempre la misma
rima elementar:
"Deseo,
mire donde mire
te veo"...


 Luca Santilli - 01/11/2009 10:51:00 [ leggi altri commenti di Luca Santilli » ]

Salve Giovanni,

ho letto alcune tue poesie e parte del tuo libro online,
l’ho trovate davvero belle, delicate, violente, nostalgiche, affettuose come può essere un mare tanto caro e imprevedibile.

complimenti ..

continuerò a leggerti
Luca

 Loredana Savelli - 09/09/2008 17:25:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Che bei testi, appassionati, trascinanti, davvero coinvolgenti. Quelli su Rio comunicano un forte desiderio di immergersi in quella realtà che, si capisce, è stata molto amata.

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